Vincere senza Vincere: Una lezione di Vita dalle Olimpiadi

In un mondo ossessionato dal successo, dove solo l'oro sembra brillare, una giovane atleta ci ha offerto una preziosa lezione.

In un mondo ossessionato dal successo, dove solo l’oro sembra brillare, una giovane atleta ci ha offerto una preziosa lezione sul vero significato della vittoria. Alle ultime Olimpiadi, una diciannovenne ha conquistato il quarto posto nella sua disciplina, mancando il podio per un solo centesimo di secondo. Ma ciò che ha colpito il mondo oltre la sua prestazione, è stato il suo sorriso radioso dopo la gara.

L’atleta in questione è Benedetta Pilato, nuotatrice italiana specializzata nello stile rana. È primatista italiana della specialità sui 50 metri (29″30) e sui 100 metri (1’05″44). Vanta un oro mondiale e quattro ori europei. Alle Olimpiadi di Parigi 2024, ancora in corso, si è piazzata al quarto posto nella gara dei 100 metri rana, sfiorando il podio per un centesimo di secondo.

Intervistata da RaiSport subito dopo la gara ha detto: “Ci ho provato fino alla fine. Mi dispiace, però (queste, ndr) sono lacrime di gioia, ve lo giuro. Sono troppo contenta, è stato il giorno più bello della mia vita.

L’ex schermitrice Elisa Di Francisca, (1 oro olimpico e 7 mondiali) ha successivamente commentato cosi: “Non mi far parlare, ti prego. Io non ci ho capito niente sinceramente, non so se ci fa o ci è” riferendosi proprio alla Pilato. Ma lei c’è rimasta male, è rimasta obiettivamente male, è impossibile, non può essere contenta. È assurdo, surreale questa intervista, devo essere sincera. Non voleva andare sul podio e allora che c’è andata a fare? Rabbrividisco. Fatene un’altra di intervista per capire cosa voleva dire, servono i sottotitoli”.

@lil.mooty Benedetta Pilato giovanissima nuotatrice arriva 4ª per un centesimo di secondo. Nell’intervista post-gara piange di commozione dicendo di essere felice del quarto posto. Elisa Di Francisca, schermitrice e campionessa olimpica non comprende l’intervista della Pilato, usando termini anche poco carini nei suoi confronti. Una ragazza di 19 anni che si emoziona per una Olimpiade deve essere giudicata perché non si sentiva di prendere la medaglia di bronzo? #BenedettaPilato #Olimpiadi #elisadifrancisca #Paris2024 #perte ♬ suono originale – mooty

Quest’intervista ha subito scatenato numerose polemiche che si sono diffuse rapidamente online. Io ho commentato la polemica così:

Quarto posto alle Olimpiadi. Un centesimo dal podio. E sorride. Diciannovenne, sul tetto del mondo, e qualcuno si chiede: ‘Ci fa o ci è?’
Ma io mi chiedo: chi siamo noi per giudicare la gioia di un’atleta? Chi siamo per decidere quando è lecito essere fieri di sé? Viviamo in un mondo ossessionato dal primo posto, dove già il secondo è il primo dei perdenti. Ma la vita non è sempre sul podio. La vita è fatta di centesimi di secondo, di ‘ce l’ho quasi fatta’, di ‘ce la farò la prossima volta’.
Quella ragazza, con il suo sorriso, ci sta insegnando qualcosa che abbiamo dimenticato: il valore del percorso, la bellezza dello sforzo, la gioia di superare i propri limiti. Non è arrivata prima, è vero. Ma è arrivata. È lì, tra le migliori al mondo. E sorride. Forse dovremmo imparare da lei. Imparare a celebrare non solo le medaglie, ma ogni passo che ci porta più vicini ai nostri sogni. Imparare che il successo non è un punto d’arrivo, ma un viaggio. E in quel viaggio, ogni traguardo, ogni progresso, merita un sorriso. Anche se è per un quarto posto. Soprattutto se è per un quarto posto.

“Semplicemente non conosco la storia di Benedetta Pilato, e non capivo cosa stesse dicendo del suo quarto posto. Ognuno esprime la propria opinione: la mia era quella, ma lungi da me parlare di sconfitta. Leggo polemiche che sinceramente mi sembrano assurde. Io sono fatta così, irriverente, senza filtri.” dice l’ex fiorettista all’ANSA dopo le polemiche.

In un’altra intervista Benedetta è tornata sulla polemica:

Per tutto quello che è successo, penso che servisse una svegliata. Soprattutto a noi giovani. Quanto accaduto a me, sgradevole, succede anche in tanti altri ambiti. Non solo nello sport, ma anche nel lavoro, a scuola, all’università. Ho sentito tanti giovani che si sono sentiti colpiti personalmente da quello che ho detto e spero di aver smosso un po’ soprattutto la mia generazione. […] Io sono contenta perché ho capito quanto valgo. Quella era la mia soddisfazione nell’intervista. Spero che questo sia un buon punto di partenza. Soprattutto per noi più giovani. Penso di essere solo all’inizio e spero di non stufarmi, visto che ho iniziato presto. Però io veramente in questa settimana ho capito quanto mi diverto a fare ciò che faccio: a prescindere dai risultati. Poi ovvio se si fa bene è ancora più bello. Sono innamorata di quello che faccio. Ho i cuoricini negli occhi.

È dunque sta mandando un messaggio generazionale?” – chiede allora la giornalista

“Sì, perché dicono che noi giovani siamo svogliati. Che se non finisci la triennale in tre anni… Che sbagliamo. Che se finisci l’università in 10 anni fai c… Non è così: ognuno ha i suoi tempi. Ognuno gioisce per quello che vuole. Quello che mi sento di dire è che neanche mia madre mi dice cosa fare e cosa dire. E sicuramente non me lo può dire qualcun altro. Sono felice di quello che ho fatto. E l’unica cosa che mi sento di dire è che tutti abbiamo un percorso e io non mi permetterei di parlare di qualcuno di cui non conosco il percorso. Mi dispiace soprattutto per quello”.

Abbiamo perso di vista il valore del percorso. Viviamo in una società che glorifica solo il primo posto, dimenticando che la vita è fatta di sfumature, di “quasi ce l’ho fatta” e di “la prossima volta andrà meglio”. Questa giovane atleta, con il suo atteggiamento positivo, ci ricorda che il successo non si misura solo in medaglie, ma anche nella crescita personale e nel superamento dei propri limiti.

Il suo sorriso è un inno alla resilienza, alla passione e alla determinazione. Ci insegna che essere tra i migliori al mondo è già di per sé un traguardo straordinario. Ci mostra che la vera vittoria non sta nel battere gli altri, ma nel diventare la migliore versione di sé stessi.

Forse è giunto il momento di riconsiderare la nostra definizione di successo. Dovremmo imparare a celebrare non solo i trionfi eclatanti, ma anche i piccoli progressi quotidiani che ci avvicinano ai nostri obiettivi. Il viaggio verso l’eccellenza è costellato di ostacoli, delusioni e quasi vittorie. Ogni tappa di questo percorso merita di essere riconosciuta e apprezzata.

In un’epoca in cui la pressione per eccellere può diventare schiacciante, il sorriso di questa giovane atleta brilla come un faro di positività. Ci ricorda che lo sport, come la vita, non riguarda solo il risultato finale, ma il modo in cui affrontiamo le sfide lungo il cammino.

Quindi, la prossima volta che ci troveremo di fronte a un “quarto posto” nella nostra vita, ricordiamoci di sorridere. Celebriamo lo sforzo, l’impegno e la crescita personale. Perché alla fine, non è sempre la medaglia al collo che conta, ma la soddisfazione nel cuore di sapere di aver dato tutto.

Questa giovane atleta ci ha mostrato che si può essere vincitori anche senza salire sul podio. Il suo messaggio è chiaro: il vero successo sta nel continuare a sorridere, a crescere e a perseverare, indipendentemente da dove ci posizionano i cronometri o i punteggi. È una lezione che va ben oltre lo sport, una lezione di vita che tutti dovremmo fare nostra.